Ci risiamo: l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, che fa parte della Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), ha inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro negli uomini. Secondo un‘autorevole rivista medica il team IARC ha deciso di catalogare fra i cancerogeni certi «sulla base di sufficienti evidenze che le legano al tumore del colon, le carni rosse lavorate, ovvero quelle salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate con conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione. Inoltre un legame è stato individuato anche con il tumore allo stomaco».
Ci risiamo perché non è la prima volta che prodotti tipici della nostra tradizione enogastronomica più autentica vengono presi di mira da questi “oracoli della salute”; il riferimento alle carni lavorate (salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate) va a colpire nello specifico il nostro insaccato di riferimento: la salsiccia. Essa è un alimento che ci parla di cultura contadina, di civiltà antica, di consumi che forse erano già praticati nell’età delle caverne, di una tecnologia di conservazione che ha avuto modo di affinarsi nei secoli, fino a giungere ai giorni nostri consegnandoci una vera e propria delizia per il palato. Una vera e propria “identità golosa”.
Ma vi pare che in tanto tempo l’uomo che si è cibato di tale delizia non abbia avuto il modo di rendersi conto, anche in base ad un ragionamento puramente empirico, della pericolosità legata a quel particolare consumo, se questa fosse stata reale? Se facciamo solo per un attimo mente locale a tutti coloro, nostri avi e progenitori, che hanno consumato salsicce e soppressate, in base alle conclusioni dello studio appena citato ci dovremmo trovare di fronte a intere generazioni di uomini affetti da cancri allo stomaco e all’intestino. Che dire poi di quanti fra noi ancora oggi (compreso il sottoscritto) continuano a cibarsene e non hanno la benché minima intenzione di smettere?
L’interesse delle multinazionali dell’agroalimentare è, suvvia, fin troppo evidente!... si vuole colpire quel ciclo virtuoso fatto di bellezze naturali, tradizioni enogastronomiche e monumenti che hanno, tra l’altro, determinato il successo planetario dell’Expo di Milano, che fra qualche giorno chiuderà i battenti. Tale connubio di fattori di sviluppo è possibile in questa misura, si badi bene, solo in Italia e pertanto la concorrenza europea ed internazionale non fa altro che escogitare mezzi e mezzucci per stemperarne la positività.
Diverso ed opposto il sistema alimentare basato sul modello del “International Food”, tanto caro al mondo anglosassone: alimenti senza carattere ne specificità, che soddisfano nell’uomo il solo fabbisogno nutrizionale, ma non concedono alcun tipo di gratificazione ed emozione.
Gi stessi esperti IARC che hanno inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro negli uomini, d’altronde, invitano alla moderazione , e spiega Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica: «È necessario capire quali sono i reali margini di rischio e sapere non solo in che lista si trova una certa sostanza, ma anche quali sono i dosaggi e la durata d’esposizione oltre le quali il rischio diventa reale e non solo teorico». Dunque, niente allarmismo. « Gli studi sugli insaccati hanno indotto gli esperti a collocarli nel gruppo più a rischio perché se ne è appurata la cancerogenicità, soprattutto per via di nitrati e nitriti, i conservanti che vengono utilizzati». Ma va detto, avverte l’oncologo, «che si tratta in gran parte di studi vecchi, oggi si usano molto meno questi conservanti tossici»; ed inoltre che nitriti e nitrati sono additivi tipici dell’industria salumiera “su grande scala”, di cui il piccolo e medio produttore delle nostre parti non ha mai fatto uso.
La nostra alimentazione mediterranea, basata sull’impiego equilibrato di alimenti di origine vegetale ed animale, nella quale trovano giusto posto anche gli insaccati, si dimostra sempre più come modello da esportare.
Scribacchiando per me
lunedì 26 ottobre 2015
sabato 17 ottobre 2015
CANTINE AL BORGO: MOLTE LUCI E POCHE OMBRE
Complimenti!... c’è poco altro da dire. La creatura è cresciuta e pare che sia ormai matura. Lo sforzo mediatico destinato a far conoscere all’intera provincia (e oltre) l’evento denominato “Le Cantine del Borgo" è stato coronato da un successo pieno. C’è da dire che neppure lo sforzo fisico è stato “da meno”; l’evento in preparazione da mesi è costato ore e ore di fatica tra pulizie, restauri e allestimenti: si consideri che lo stato di manutenzione del nostro borgo “ordinariamente” lascia un po’ a desiderare, quindi renderlo nella veste in cui l’abbiamo ammirato non è cosa da poco.
Cantine al Borgo, nata da un’idea dell’ Associazione “I Giovani Crescono” di Pietramelara, coordinata dal dinamico Gianluca Spiniello, ha iniziato il suo cammino qualche anno fa: si tratta di una kermesse dedicata al vino di qualità, inserita in una cornice di rara suggestione qual è il nostro borgo millenario. Le mescite e le cucine sono state collocate in locali popolari, o in qualche“cellaro”, oppure ancora in qualche cantina di palazzi nobiliari. Preparata con cura anche la cultura “enologica” di ragazze e ragazzi che accoglievano gli “enoappassionati” giunti da ogni dove.
Oltre al vino sono state offerte pietanze e piatti tipici, tratti dalla cultura contadina del paese: cavati, carne saucicciara, zuffritto, pesce fritto servito nel cuoppo, ed altro. Per usare un’espressione alla moda si è trattato di un vero e proprio trionfo dello “street food”, rivisitato in chiave rurale.
A latere momenti di intrattenimento con il gruppo della nostra Adele Bassi, da anni impegnata nel recupero di tradizioni artistiche popolari, con Antonello Musto, cantautore emergente cresciuto fra di noi,e con un raffinato gruppo partenopeo che si è esibito nella celebrata “pusteggia”, offrendo melodie classiche accompagnate da chitarre e mandolini. Da ricordare anche la interessante e bella performance artistica del pittore locale Carmelo Mitrano, insieme alle visite guidate al borgo portate avanti dalla “Work in progress - Pietramelara", guidata da Giovanni Zarone.
Critiche? … ci sono anche quelle! … soprattutto l’aver ancora una volta dimenticato di inserire un angolo dedicato alla viticoltura pietramelarese, a coloro che ancora per passione o anche per tradizione familiare continuano a farsi il vino in casa. Non sarebbe assolutamente stato fuori luogo un angolo dedicato a loro, e di sicuro avrebbe potuto indurre anche un miglioramento della qualità dei vini prodotti. Spero proprio che il mio messaggio giunga a chi di dovere.
Tuttavia, in conclusione un invito, il mio, a partecipare stasera a questa bella festa, per godere dei piaceri di Bacco e dalla tavola e per ammirare il nostro Borgo, prezioso scrigno di bellezze e suggestioni.
Cantine al Borgo, nata da un’idea dell’ Associazione “I Giovani Crescono” di Pietramelara, coordinata dal dinamico Gianluca Spiniello, ha iniziato il suo cammino qualche anno fa: si tratta di una kermesse dedicata al vino di qualità, inserita in una cornice di rara suggestione qual è il nostro borgo millenario. Le mescite e le cucine sono state collocate in locali popolari, o in qualche“cellaro”, oppure ancora in qualche cantina di palazzi nobiliari. Preparata con cura anche la cultura “enologica” di ragazze e ragazzi che accoglievano gli “enoappassionati” giunti da ogni dove.
Oltre al vino sono state offerte pietanze e piatti tipici, tratti dalla cultura contadina del paese: cavati, carne saucicciara, zuffritto, pesce fritto servito nel cuoppo, ed altro. Per usare un’espressione alla moda si è trattato di un vero e proprio trionfo dello “street food”, rivisitato in chiave rurale.
A latere momenti di intrattenimento con il gruppo della nostra Adele Bassi, da anni impegnata nel recupero di tradizioni artistiche popolari, con Antonello Musto, cantautore emergente cresciuto fra di noi,e con un raffinato gruppo partenopeo che si è esibito nella celebrata “pusteggia”, offrendo melodie classiche accompagnate da chitarre e mandolini. Da ricordare anche la interessante e bella performance artistica del pittore locale Carmelo Mitrano, insieme alle visite guidate al borgo portate avanti dalla “Work in progress - Pietramelara", guidata da Giovanni Zarone.
Critiche? … ci sono anche quelle! … soprattutto l’aver ancora una volta dimenticato di inserire un angolo dedicato alla viticoltura pietramelarese, a coloro che ancora per passione o anche per tradizione familiare continuano a farsi il vino in casa. Non sarebbe assolutamente stato fuori luogo un angolo dedicato a loro, e di sicuro avrebbe potuto indurre anche un miglioramento della qualità dei vini prodotti. Spero proprio che il mio messaggio giunga a chi di dovere.
Tuttavia, in conclusione un invito, il mio, a partecipare stasera a questa bella festa, per godere dei piaceri di Bacco e dalla tavola e per ammirare il nostro Borgo, prezioso scrigno di bellezze e suggestioni.
domenica 4 ottobre 2015
GRAZIE INFINITE
Auguri, auguri, auguri!... Ti arrivano con tutti i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia: telefonate (da fisso e da mobile), sms, face book, what’s app e diavolerie simili. Che dire? … sono commosso? … non sapevo di avere tante persone che mi stimavano? Banale!
D’altronde so bene che portare il nome di un grande Santo costituisce una responsabilità di cui tener conto. Però… devo dire la verità, era da poco passata la mezzanotte e già qualcuno si era ricordato di augurarmi buon onomastico, e da allora è un susseguirsi di squilli e avvisatori di messaggi, quasi di fuoco mentre scrivo il mio telefonino, spero di non doverlo cambiare entro stasera! Naturalmente esagero, però sono felice, molto felice di queste attestazioni di affetto e stima.
La torta preparata dal “resto della famiglia”, l’imminente pranzo domenicale, i sorrisi e le strette di mano per strada sono il corollario di un giorno che vorresti non tramontasse mai; eppure domani si ritornerà alla solita vita, quella in cui non sei tu il “ festeggiato”… anzi!
Ma va bene così, questo giorno costituisce una ulteriore tessera nel mosaico che sto componendo ormai da più di mezzo secolo.
D’altronde so bene che portare il nome di un grande Santo costituisce una responsabilità di cui tener conto. Però… devo dire la verità, era da poco passata la mezzanotte e già qualcuno si era ricordato di augurarmi buon onomastico, e da allora è un susseguirsi di squilli e avvisatori di messaggi, quasi di fuoco mentre scrivo il mio telefonino, spero di non doverlo cambiare entro stasera! Naturalmente esagero, però sono felice, molto felice di queste attestazioni di affetto e stima.
La torta preparata dal “resto della famiglia”, l’imminente pranzo domenicale, i sorrisi e le strette di mano per strada sono il corollario di un giorno che vorresti non tramontasse mai; eppure domani si ritornerà alla solita vita, quella in cui non sei tu il “ festeggiato”… anzi!
Ma va bene così, questo giorno costituisce una ulteriore tessera nel mosaico che sto componendo ormai da più di mezzo secolo.
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