Non è vero? … sembra che la tematica del borgo di Pietramelara ritorni importante e ricorrente solo nei comizi elettorali, ogni cinque anni, poi il silenzio, e ci si rivede cinque anni dopo; si, stamattina addirittura le telecamere di RAI 3 stanno riprendendo il borgo: ci sarà la solita passerella, si farà vedere ciò che si è miracolosamente salvato dallo scempio e dall’abbandono, si terrà accuratamente nascosto il degrado (vedi foto di copertina) della parte più alta, vicina alla Torre Normanna, manufatto millenario che non merita il trattamento che le è stato riservato.
Polemiche a parte, penso che il territorio vada osservato e curato nel suo insieme, il borgo e ciò che lo circonda, perché solo in tal modo , si possono evidenziare e valorizzare le relazioni fisiche, sociali ed economiche che ne legano le varie parti.
Il nostro territorio possiede la caratteristica della multifunzionalità, come tanti altri territori delle aree interne, cosa significa? … esso, fino a qualche decennio rispondeva ad una sola funzione: quella agricolo/produttiva, tale funzione unica, per fortuna non del tutto annullata, ma solo compressa nella sua importanza, va vista con gli occhi del decisore politico correlata a tutte le altre funzioni che il territorio può attualmente esplicare: quella relativa al richiamo esercitato dalle molteplici emergenze monumentali, ambientali ed enogastromiche, e quella della protezione idrogeologica esercitata a vantaggio di territori.
L’accento va posto sulla funzione di richiamo o, volendo utilizzare un termine alla moda, di “incoming”. Il Borgo, nostro maggiore monumento, può prestarsi a divenire il fulcro dell’incoming a Pietramelara? Senz’altro, ma solo dopo aver restituito allo stesso una dignità purtroppo oggi negata dall’abbandono e dal menefreghismo. I pochi pietramelaresi, eroi solitari, rimasti ad abitare nel borgo vivono difficoltà annose, ma non per questo meno dure e meno difficili da affrontare: emergenza igienico/sanitaria, carenza idrica, difficoltà logistiche varie.
Chi possiede responsabilità istituzionali, qualora non ponesse freno al fenomeno di abbandono e degrado che da circa un trentennio caratterizza il nostro borgo dovrebbe assumersi una responsabilità storica di fondamentale importanza: quella di aver rinunciato al luogo ove il valore della “pietramelaresità” ha preso corpo e si è formato, al luogo in cui si sono sviluppate le relazioni di vicinato, in cui si è evoluto il nostro dialetto,al luogo ove tutte le tradizioni che la nostra memoria collettiva conserva sono state tramandate e sono giunte fino a noi.
Molti conoscono l’episodio storico più importante che ha vissuto il nostro Borgo: il sacco con la barbara e cruenta distruzione, subita all’alba del 12 marzo 1496; indubbiamente tale fatto ha impresso una straordinaria impronta fisica ed urbanistica che, a distanza di 5 secoli, sebbene attenuata, non si è ancora cancellata.
Tuttavia pochi si sono interrogati invece sui mille e mille microepisodi vissuti da donne e uomini nei secoli, pietramelaresi comuni, ma anch’essi autori di caratteri speciali conferiti al nostro monumento più importante.
In tale concezione "Montenelliana" della storia, ogni pietra, ogni scorcio, ogni manufatto parla di loro: il forno, presente in ogni casa, la cisterna per la raccolta delle acque piovane, la stalla del maiale,ecc.
Sulla base di un’approfondita conoscenza di donne, uomini, luoghi e tradizioni si deve formare una nuova politica per il borgo, con progetti denotati da obiettivi chiari e lineari; la televisione, strumento di comunicazione più moderno e potente di tutti, va utilizzata, ma solo dopo, e per far vedere quanto siamo stati bravi!
Scribacchiando per me
sabato 29 novembre 2014
sabato 22 novembre 2014
21 NOVEMBRE, FESTA DEGLI ALBERI
Si è celebrata ieri, 21 Novembre, in tutto il mondo (eccetto Pietramelara!) la “Festa degli Alberi”; si tratta di una ricorrenza nata in epoca moderna, rispondendo alla necessità di educare la popolazione al rispetto ed all'amore degli alberi anche attraverso una celebrazione che si concretizzò per la prima volta in alcuni stati del Nord America intorno alla seconda metà dell'Ottocento.
Anche in considerazione della scarsa attenzione dedicata, qui da noi, al problema, direi che grande importanza vada attribuita alle piante in generale, più che agli alberi in quanto tali, infatti nello svolgersi della civiltà umana è stato l’intero regno vegetale a dare una grossa mano all’uomo nel progresso e nell’evoluzione.
Per considerare l’importanza delle piante dobbiamo far mente locale a tre motivazioni principali, quella alimentare e pratica, quella paesaggistica e quella che ci difende dall’innalzamento delle temperature.
Le piante, nel corso della loro evoluzione, hanno imparato a cibarsi di aria, miscuglio di tanti gas tra i quali l’anidride carbonica e l’acqua sotto forma di vapore, mediante il celebre processo che va sotto il nome di fotosintesi clorofilliana; la bocca da cui entra questo cibo è la parte inferiore della foglia, l’ acqua e l’anidride carbonica si combinano e, con l’aggiunta di energia catturata dal sole, danno origine (direttamente ed indirettamente) a sostanze zuccherine, grassi, proteine, legno ecc. La nostra alimentazione dipende in larghissima parte da questa singolare proprietà che hanno le piante: un piatto di pasta, un pezzo di cioccolato, una fetta di pane, ma anche alimenti di origine animale, come la carne ed il latte, non sarebbero presenti sulla nostra tavola senza le piante e la funzione di cui abbiamo parlato.
Le piante e gli alberi sono elementi costitutivi del paesaggio e contribuiscono a dare armonia ad esso, anche nelle città più popolate gli alberi contribuiscono rendere la vita dell’uomo più facile, a concedere loro angoli verdi per il riposo; è questo un vantaggio di cui noi, che abitiamo in un paese, non ci rendiamo sufficientemente conto , tuttavia ritengo che vivere in un luogo del tutto privo di alberi deve essere assolutamente alienante.
Infine gli alberi, ed i vegetali in genere, ci proteggono dall’effetto serra, che è un fenomeno naturale e quindi non di per sé dannoso; ciò che è dannoso, invece è l’eccessivo aumento dell’effetto serra.
Si tratta di un problema grave dovuto al fatto che l’eccessiva presenza di alcuni gas nell’atmosfera (soprattutto anidrite carbonica) non permette alla terra di disperdere calore, tra questi gas il principale è l’anidride carbonica derivante dalla combustione di idrocarburi, di legna ed altri combustibili fossili.
Il nostro pianeta, la terra, ha caldo non tanto per eccesso di riscaldamento ma per difficoltà di raffreddamento: è come se uno portasse un pesante maglione di lana in un pomeriggio di agosto; l’aiuto che ci danno le piante consiste nell'assorbimento dell’anidrite carbonica in eccesso e, facendo questo, è come se ci aiutassero a liberarci dal pesante maglione in pieno agosto. L’importanza è tanto più grande perché le piante regolano l’assorbimento di anidrite carbonica a seconda della sua presenza: se essa è molta, ne assorbono molta se essa è poca ne assorbono poca; l’importanza degli alberi e delle piante è maggiore quindi in ambienti più inquinati.
Amare e rispettare le piante è giusto ed auspicabile, perché sono sicuro che, anche se il più delle volte non lo meritiamo, esse ci amino e ci rispettino.
Anche in considerazione della scarsa attenzione dedicata, qui da noi, al problema, direi che grande importanza vada attribuita alle piante in generale, più che agli alberi in quanto tali, infatti nello svolgersi della civiltà umana è stato l’intero regno vegetale a dare una grossa mano all’uomo nel progresso e nell’evoluzione.
Per considerare l’importanza delle piante dobbiamo far mente locale a tre motivazioni principali, quella alimentare e pratica, quella paesaggistica e quella che ci difende dall’innalzamento delle temperature.
Le piante, nel corso della loro evoluzione, hanno imparato a cibarsi di aria, miscuglio di tanti gas tra i quali l’anidride carbonica e l’acqua sotto forma di vapore, mediante il celebre processo che va sotto il nome di fotosintesi clorofilliana; la bocca da cui entra questo cibo è la parte inferiore della foglia, l’ acqua e l’anidride carbonica si combinano e, con l’aggiunta di energia catturata dal sole, danno origine (direttamente ed indirettamente) a sostanze zuccherine, grassi, proteine, legno ecc. La nostra alimentazione dipende in larghissima parte da questa singolare proprietà che hanno le piante: un piatto di pasta, un pezzo di cioccolato, una fetta di pane, ma anche alimenti di origine animale, come la carne ed il latte, non sarebbero presenti sulla nostra tavola senza le piante e la funzione di cui abbiamo parlato.
Le piante e gli alberi sono elementi costitutivi del paesaggio e contribuiscono a dare armonia ad esso, anche nelle città più popolate gli alberi contribuiscono rendere la vita dell’uomo più facile, a concedere loro angoli verdi per il riposo; è questo un vantaggio di cui noi, che abitiamo in un paese, non ci rendiamo sufficientemente conto , tuttavia ritengo che vivere in un luogo del tutto privo di alberi deve essere assolutamente alienante.
Infine gli alberi, ed i vegetali in genere, ci proteggono dall’effetto serra, che è un fenomeno naturale e quindi non di per sé dannoso; ciò che è dannoso, invece è l’eccessivo aumento dell’effetto serra.
Si tratta di un problema grave dovuto al fatto che l’eccessiva presenza di alcuni gas nell’atmosfera (soprattutto anidrite carbonica) non permette alla terra di disperdere calore, tra questi gas il principale è l’anidride carbonica derivante dalla combustione di idrocarburi, di legna ed altri combustibili fossili.
Il nostro pianeta, la terra, ha caldo non tanto per eccesso di riscaldamento ma per difficoltà di raffreddamento: è come se uno portasse un pesante maglione di lana in un pomeriggio di agosto; l’aiuto che ci danno le piante consiste nell'assorbimento dell’anidrite carbonica in eccesso e, facendo questo, è come se ci aiutassero a liberarci dal pesante maglione in pieno agosto. L’importanza è tanto più grande perché le piante regolano l’assorbimento di anidrite carbonica a seconda della sua presenza: se essa è molta, ne assorbono molta se essa è poca ne assorbono poca; l’importanza degli alberi e delle piante è maggiore quindi in ambienti più inquinati.
Amare e rispettare le piante è giusto ed auspicabile, perché sono sicuro che, anche se il più delle volte non lo meritiamo, esse ci amino e ci rispettino.
venerdì 14 novembre 2014
UN'ESPERIENZA DA RICORDARE
Non sono solito pentirmi delle esperienze che ho vissuto, siano esse lavorative, politico/sociali o anche riguardanti la sfera affettiva e, tra esse, ce n’è una che mi ha intrigato in modo particolare: quella del consigliere comunale di opposizione. Certo, sarebbe stato preferibile essere eletto in una lista coronata dal successo, ma tant’è … Quest’esperienza è durata circa quattro anni, dal 2009 al 2012 e, per completezza di informazione devo dire che non sono entrato in consiglio appena dopo le elezioni, ma in seguito alla rinuncia di un mio compagno di lista. Non è facile, ve lo assicuro, il lavoro dei consiglieri di opposizione in seno ai consigli comunali, così come nelle assisi di altri Enti territoriali di importanza superiore; tuttavia sono convinto che si tratti, in sostanza, di una vera e propria garanzia offerta al cittadino, prevista tra l’altro dalla nostra Costituzione, la cui importanza di giorno in giorno cresce. Con la semplificazione amministrativa contenuta nella normativa più recente, infatti, altri organi istituzionali, che esercitavano esclusivamente funzioni di controllo sulla pubblica amministrazione, hanno visto ridotte drasticamente le proprie competenze o, addirittura, sono di fatto scomparsi; è il caso del Comitato Regionale di Controllo (Co.Re.Co), del Comitato Tecnico Regionale (C.T.R.), e di tanti altri.
E’ il caso di affermare che, a volte, anche le stesse maggioranze consiliari si avvalgono di questa funzione di controllo esercitata dalle opposizioni e, in tal modo evitano di commettere strafalcioni politico-amministrativi, anche nella considerazione del fatto che mai si permetterebbe ad essi di passare in consiglio comunale. Certo l’opera dei consiglieri di opposizione è misconosciuta e non di rado fonte di frustrazioni per chi la esercita. I sindaci ed gli amministratori di maggioranza troppe volte ignorano tutto questo e, per farsi propaganda, stigmatizzano l’intento certamente positivo e propositivo dei propri colleghi di opposizione, facendolo passare per assunzioni preconcette e dettate da imposizioni di partito.
L’azione che ho condotto in quel periodo, in seno al consiglio insieme ai miei amici, ha visto momenti di intensa dialettica, di cui vado particolarmente fiero. Ricordo con piacere l’attenta analisi dei bilanci comunali, studiati fino a notte fonda per individuare eventuali trucchi contabili, cercare di capire fino a che punto si voleva osare; come tacere, poi, dell’ intensa battaglia combattuta, entro e fuori il consiglio, contro la realizzazione dell’Ecomostro (il famoso canalone), opera che oggi, ad ultimazione avvenuta, ha confermato in pieno l’estrema inutilità, e che non pochi disagi ha causato e causa a coloro che sono stati interessati dalle operazioni di cantiere; e poi tanto altro che non sto qui a ricordare.
Combattere e lavorare per la propria terra, per il proprio paese è un onore, ma anche e soprattutto una grave responsabilità, in virtù della quale chi, con la vittoria elettorale, è chiamato ad amministrare deve farlo con dedizione e volontà, e chi è chiamato ad opporsi deve mostrare spirito di sacrificio ancora maggiore, dall’inizio alla fine del proprio mandato (intelligenti pauca!)
E’ il caso di affermare che, a volte, anche le stesse maggioranze consiliari si avvalgono di questa funzione di controllo esercitata dalle opposizioni e, in tal modo evitano di commettere strafalcioni politico-amministrativi, anche nella considerazione del fatto che mai si permetterebbe ad essi di passare in consiglio comunale. Certo l’opera dei consiglieri di opposizione è misconosciuta e non di rado fonte di frustrazioni per chi la esercita. I sindaci ed gli amministratori di maggioranza troppe volte ignorano tutto questo e, per farsi propaganda, stigmatizzano l’intento certamente positivo e propositivo dei propri colleghi di opposizione, facendolo passare per assunzioni preconcette e dettate da imposizioni di partito.
L’azione che ho condotto in quel periodo, in seno al consiglio insieme ai miei amici, ha visto momenti di intensa dialettica, di cui vado particolarmente fiero. Ricordo con piacere l’attenta analisi dei bilanci comunali, studiati fino a notte fonda per individuare eventuali trucchi contabili, cercare di capire fino a che punto si voleva osare; come tacere, poi, dell’ intensa battaglia combattuta, entro e fuori il consiglio, contro la realizzazione dell’Ecomostro (il famoso canalone), opera che oggi, ad ultimazione avvenuta, ha confermato in pieno l’estrema inutilità, e che non pochi disagi ha causato e causa a coloro che sono stati interessati dalle operazioni di cantiere; e poi tanto altro che non sto qui a ricordare.
Combattere e lavorare per la propria terra, per il proprio paese è un onore, ma anche e soprattutto una grave responsabilità, in virtù della quale chi, con la vittoria elettorale, è chiamato ad amministrare deve farlo con dedizione e volontà, e chi è chiamato ad opporsi deve mostrare spirito di sacrificio ancora maggiore, dall’inizio alla fine del proprio mandato (intelligenti pauca!)
sabato 8 novembre 2014
PIANETA GIOVANI
E’ veramente difficile scrivere dei pregi di persone o di gruppi che vivono ed operano in paese, a quattro passi dalla tua postazione, soprattutto perché si corre il rischio di scadere nella retorica. Quando, poi, si parla di giovani tale rischio è particolarmente elevato; il vostro blogger scribacchiante potrebbe, inoltre, sentirsi in difficoltà a causa del fatto che le proprie figlie ormai da tempo interagiscono a pieno titolo con i vari gruppi giovanili pietramelaresi.
Bando ai preamboli, direi che “in primis” vada citata la forte capacità e propensione all’aggregazione che, grazie a Dio, da decenni ha voluto e saputo liberarsi delle differenze sociali. Basta osservare il gruppo che si occupa delle varie manifestazioni che si tengono nel periodo estivo, per notare con piacere come ragazzi di ogni ceto (…se di ceti è ancora permesso parlare) collaborino con entusiasmo e sinergia alla riuscita di sagre ed eventi vari. Il comune sentire, il senso di appartenenza sono doti importantissime perché conferiscono l’identità alla comunità locali; senza di esse, infatti, vi sono solo persone che vivono nello stesso luogo geografico, quasi per un puro gioco del caso, ma tra loro mancano interazioni positive.
Tale considerazione mi permette di introdurre la seconda qualità dei giovani di Pietramelara, il senso di solidarietà: non è raro vederli prodigare nelle occasioni del dolore, del lutto, di calamità piccole o grandi, per alleviare sofferenze, per provvedere ad esigenze eccetera.
Terzo, ma non ultimo, punto sul quale soffermarsi è la cultura, la voglia di sapere che da sempre li pervade. Mi riferisco ai ragazzi e giovani di Pietramelara che, in ogni tempo vicino o lontano, hanno sfidato difficoltà di ogni tipo (pendolarità, residenza fuori sede) per assicurasi un futuro migliore, per conseguire un diploma o (meglio) una laurea. Certo che oggi è tutto più facile, grazie soprattutto ai miglioramenti economici generali, alla vicinanza di sedi scolastiche ed universitarie, ma fino a qualche decennio fa i sacrifici sostenuti dai nostri giovani per studiare erano veramente ingenti ma, quasi sempre, essi venivano compensati da grandi soddisfazioni per le famiglie. In alcuni casi poi, si è visto che la riuscita professionale di un giovane era tanto più alta quanto più costui aveva affrontato difficoltà di vario tipo.
Difetti?... certamente, ma non penso che questo sia il luogo adatto; mi preme solo additare lo scarso attaccamento alle strutture sociali che la nostra generazione ha usato: la piazza è frequentata dai giovani solo come base di partenza per uscite serali, mentre a mio parere dovrebbe essere usata anche e soprattutto per discutervi ed informarsi sulle varie problematiche ed iniziative in cantiere.
Sicuramente in questa breve disamina, sarà sfuggito qualche aspetto tuttavia, sicuro come sono della benevolenza dei miei “quattro lettori” verso i dilettanti della scrittura, ciò mi sarà senz’altro perdonato.
I giovani vanno guardati con rispetto e considerazione, anche perché sono quello che siamo stati, insieme a ciò che avremmo voluto essere: in ogni loro errore si cela un nostro errore, e ogni loro successo va visto con soddisfazione, da ovunque giunga, perché un contributo, piccolo quanto si vuole, ognuno di noi l’avrà sicuramente dato.
Bando ai preamboli, direi che “in primis” vada citata la forte capacità e propensione all’aggregazione che, grazie a Dio, da decenni ha voluto e saputo liberarsi delle differenze sociali. Basta osservare il gruppo che si occupa delle varie manifestazioni che si tengono nel periodo estivo, per notare con piacere come ragazzi di ogni ceto (…se di ceti è ancora permesso parlare) collaborino con entusiasmo e sinergia alla riuscita di sagre ed eventi vari. Il comune sentire, il senso di appartenenza sono doti importantissime perché conferiscono l’identità alla comunità locali; senza di esse, infatti, vi sono solo persone che vivono nello stesso luogo geografico, quasi per un puro gioco del caso, ma tra loro mancano interazioni positive.
Tale considerazione mi permette di introdurre la seconda qualità dei giovani di Pietramelara, il senso di solidarietà: non è raro vederli prodigare nelle occasioni del dolore, del lutto, di calamità piccole o grandi, per alleviare sofferenze, per provvedere ad esigenze eccetera.
Terzo, ma non ultimo, punto sul quale soffermarsi è la cultura, la voglia di sapere che da sempre li pervade. Mi riferisco ai ragazzi e giovani di Pietramelara che, in ogni tempo vicino o lontano, hanno sfidato difficoltà di ogni tipo (pendolarità, residenza fuori sede) per assicurasi un futuro migliore, per conseguire un diploma o (meglio) una laurea. Certo che oggi è tutto più facile, grazie soprattutto ai miglioramenti economici generali, alla vicinanza di sedi scolastiche ed universitarie, ma fino a qualche decennio fa i sacrifici sostenuti dai nostri giovani per studiare erano veramente ingenti ma, quasi sempre, essi venivano compensati da grandi soddisfazioni per le famiglie. In alcuni casi poi, si è visto che la riuscita professionale di un giovane era tanto più alta quanto più costui aveva affrontato difficoltà di vario tipo.
Difetti?... certamente, ma non penso che questo sia il luogo adatto; mi preme solo additare lo scarso attaccamento alle strutture sociali che la nostra generazione ha usato: la piazza è frequentata dai giovani solo come base di partenza per uscite serali, mentre a mio parere dovrebbe essere usata anche e soprattutto per discutervi ed informarsi sulle varie problematiche ed iniziative in cantiere.
Sicuramente in questa breve disamina, sarà sfuggito qualche aspetto tuttavia, sicuro come sono della benevolenza dei miei “quattro lettori” verso i dilettanti della scrittura, ciò mi sarà senz’altro perdonato.
I giovani vanno guardati con rispetto e considerazione, anche perché sono quello che siamo stati, insieme a ciò che avremmo voluto essere: in ogni loro errore si cela un nostro errore, e ogni loro successo va visto con soddisfazione, da ovunque giunga, perché un contributo, piccolo quanto si vuole, ognuno di noi l’avrà sicuramente dato.
martedì 4 novembre 2014
RIPRENDIAMOCI IL NOSTRO PAESE
La recente ondata di furti, che a volte si trasformano in vere e proprie rapine, in paese, a quattro passi da casa nostra, genera non poca apprensione in tutti noi. La domanda che ci si pone più frequentemente è allora: “quando toccherà a me, alla mia casa, alla mia famiglia?” Saperlo comporterebbe un vantaggio fondamentale: l’eliminazione dell’elemento “sorpresa” sul quale tanti malviventi fanno affidamento. Inoltre, senza sorpresa, il nemico che ti invade la casa, attenta al tuo patrimonio e viola la tua privacy sarebbe affrontato con maggior efficacia, anche dal punto di vista psicologico, oltre che fisico/materiale.
Ed allora si cercano gli strumenti più idonei per arginare, se non eliminare l’attuale flagello: c’è chi invoca un servizio di videosorveglianza del territorio più volte annunciato (ma mai reso operativo), chi arriva ad invocare le ronde, copiando una trita idea partorita in “padania” (notoria patria delle menti più intelligenti del paese), chi ha pensato ad istituire un apposito gruppo su fb,e via discorrendo!
Il vostro blogger che, come sapete, osserva la realtà con l’occhio disincantato del filosofo “del pensiero debole”, seppur convinto che le scelte politiche fin qui operate hanno finito con il favorire tale stato di cose, è costretto ancora una volta a dissentire, ad essere la solita voce “fuori dal coro”. La delocalizzazione del mercato e lo spostamento dell’asse commerciale dal centro storico alla periferia hanno di fatto privato Pietramelara di quella funzione di “assicurazione sociale” rappresentata da una vetrina illuminata, da una persona piena di esperienza che, mentre accontenta l’avventore di turno, continua ad osservare tutt’intorno, allo scopo di salvaguardare la propria attività ed il proprio tornaconto, e mentre fa ciò offre un servizio insostituibile di sorveglianza all’intera popolazione, peraltro assolutamente gratis.
Il male con cui ci confrontiamo e di cui parliamo, oggi come ieri, mi sembra evidente, è figlio di un paese abbandonato a se stesso, certamente dalla politica, ma anche e sopratutto dall’ intera cittadinanza. Chi esce dopo cena è costretto a vagare per le vie del centro praticamente deserte e, badate bene, le condizioni ambientali attuali sono tutt’altro che proibitive: le temperature anche di sera si mantengono miti e l’umidità è contenuta entro limiti più che accettabili. La mia proposta, allora, è semplicemente questa, fino a che il “generale inverno” lo permetta: riappropriamoci del nostro paese! Incontriamoci la sera nelle nostre belle piazze, dimostriamo di esserci, non facciamoci vincere dalla pigrizia e dall’isolazionismo; le “ronde” lasciamole ai padani, a noi riserviamo la frequenza degli amici fuori dalle mura domestiche, magari davanti a un fumante caffè. Ho espresso pubblicamente la mia perplessità riguardo alla celebrazione in paese di una “ricorrenza di importazione” come Halloween, tuttavia, a ragion veduta, va dato atto ai ragazzi di “Terrore al Borgo” di aver intensamente animato il centro storico per lunghe serate (tra prove e rappresentazioni); ciò ha sortito di sicuro anche l’effetto di aver tenuto lontano i malintenzionati da quei posti in quelle sere.
Certo, va preteso che le forze dell’ordine facciano fino in fondo il proprio dovere, collaborando con loro ove se ne ravvisasse la necessità, fornendo utili informazioni ma, è ovvio, senza alcuna pretesa di sostituirci a loro. I vigili facciano i vigili, i carabinieri facciano i carabinieri, ma i cittadini, dal canto loro hanno il diritto/dovere di vivere la propria comunità ed il proprio paese: chiusi ognuno nella propria accogliente casetta diventiamo sempre più deboli ed indifesi.
Ed allora si cercano gli strumenti più idonei per arginare, se non eliminare l’attuale flagello: c’è chi invoca un servizio di videosorveglianza del territorio più volte annunciato (ma mai reso operativo), chi arriva ad invocare le ronde, copiando una trita idea partorita in “padania” (notoria patria delle menti più intelligenti del paese), chi ha pensato ad istituire un apposito gruppo su fb,e via discorrendo!
Il vostro blogger che, come sapete, osserva la realtà con l’occhio disincantato del filosofo “del pensiero debole”, seppur convinto che le scelte politiche fin qui operate hanno finito con il favorire tale stato di cose, è costretto ancora una volta a dissentire, ad essere la solita voce “fuori dal coro”. La delocalizzazione del mercato e lo spostamento dell’asse commerciale dal centro storico alla periferia hanno di fatto privato Pietramelara di quella funzione di “assicurazione sociale” rappresentata da una vetrina illuminata, da una persona piena di esperienza che, mentre accontenta l’avventore di turno, continua ad osservare tutt’intorno, allo scopo di salvaguardare la propria attività ed il proprio tornaconto, e mentre fa ciò offre un servizio insostituibile di sorveglianza all’intera popolazione, peraltro assolutamente gratis.
Il male con cui ci confrontiamo e di cui parliamo, oggi come ieri, mi sembra evidente, è figlio di un paese abbandonato a se stesso, certamente dalla politica, ma anche e sopratutto dall’ intera cittadinanza. Chi esce dopo cena è costretto a vagare per le vie del centro praticamente deserte e, badate bene, le condizioni ambientali attuali sono tutt’altro che proibitive: le temperature anche di sera si mantengono miti e l’umidità è contenuta entro limiti più che accettabili. La mia proposta, allora, è semplicemente questa, fino a che il “generale inverno” lo permetta: riappropriamoci del nostro paese! Incontriamoci la sera nelle nostre belle piazze, dimostriamo di esserci, non facciamoci vincere dalla pigrizia e dall’isolazionismo; le “ronde” lasciamole ai padani, a noi riserviamo la frequenza degli amici fuori dalle mura domestiche, magari davanti a un fumante caffè. Ho espresso pubblicamente la mia perplessità riguardo alla celebrazione in paese di una “ricorrenza di importazione” come Halloween, tuttavia, a ragion veduta, va dato atto ai ragazzi di “Terrore al Borgo” di aver intensamente animato il centro storico per lunghe serate (tra prove e rappresentazioni); ciò ha sortito di sicuro anche l’effetto di aver tenuto lontano i malintenzionati da quei posti in quelle sere.
Certo, va preteso che le forze dell’ordine facciano fino in fondo il proprio dovere, collaborando con loro ove se ne ravvisasse la necessità, fornendo utili informazioni ma, è ovvio, senza alcuna pretesa di sostituirci a loro. I vigili facciano i vigili, i carabinieri facciano i carabinieri, ma i cittadini, dal canto loro hanno il diritto/dovere di vivere la propria comunità ed il proprio paese: chiusi ognuno nella propria accogliente casetta diventiamo sempre più deboli ed indifesi.
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