Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

mercoledì 26 febbraio 2014

Non è mai troppo tardi

Bella la vicenda del maestro Manzi in televisione: l’avete vista, vero? Indubbiamente, nella fiction, qualcosa di romanzato sarà stato inserito, ma… tant’è: la legge della audience televisiva è inflessibile!
E’ stato il professore di "Non è mai troppo tardi", la fortunata trasmissione Rai che ha insegnato tra il 1959 ed il 1968 a leggere e a scrivere a milioni di italiani, quando ancora le forme dialettali erano l’unica e vera lingua parlata in Italia. Docente, scrittore di libri di successo, smessi i panni del professore televisivo, Alberto Manzi tornò quasi a tempo pieno all’insegnamento in Italia e all’estero (in sud America tra gli indios).
Di grande utilità sociale la sua docenza televisiva, dati i tempi e l’analfabetismo dilagante, ma c’era poi chi, come il sottoscritto, anche frequentando regolarmente la scuola dell’obbligo, ogni sera non si perdeva una puntata di quel piacevole appuntamento. Di grande effetto le sue lezioni, ma ciò che più mi incantava era la sua abilità nel disegnare sulla lavagna di carta, rinforzando con quei bellissimi disegni i concetti che egli, da grande pedagogista, veicolava. Animali, oggetti, case, cose varie rese sulla lavagna con pochi tratti essenziali di disegno, tuttavia in grado di rendere un concetto nel breve arco di pochi secondi. I miei genitori, che facevano il suo stesso mestiere e che lo guardavano e ammiravano insieme a me, ogni sera alle diciassette e trenta, forse cercavano spunti per imitarlo. La loro scuola, così come quella di Manzi, tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta, si dibatteva in una società meridionale densa di contraddizioni: famiglie divise dall’emigrazione, bambini di pochi anni costretti a ore di marcia su sentieri fangosi per raggiungere da una remota masseria l’edificio scolastico, allora sito alla periferia del paese e, accanto a loro, rari casi di benessere opulento, a volte eccessivo.
“Non è mai troppo tardi”, come tutte le scuole veniva interrotta nella stagione estiva e riprendeva ad ottobre, con il reiniziare dell’anno scolastico: che delusione quell’anno in cui non ci fu la ripresa del ciclo autunnale! Certo nel frattempo qualcosa era cambiato: il dopoguerra era definitivamente terminato ed era iniziato il boom economico, i livelli di analfabetismo, grazie anche a Manzi, erano sensibilmente calati, erano venute meno, pertanto, le motivazioni stesse che avevano indotto la fortunata trasmissione ed avevano conferito notorietà al grande protagonista; ma io come tanti altri “bambini degli anni ‘60” per tanto e tanto tempo ancora abbiamo sperato che qualche alto dirigente della RAI ci avesse ripensato e avesse rimesso in onda “Non è mai troppo tardi”.

venerdì 14 febbraio 2014

SAN VALENTINO

Per la gioia di chi ama leggere e collezionare minuscoli bigliettini riportanti melensi versi amorosi, stampati a caratteri microscopici racchiusi dalla stagnola, oggi è il giorno di San Valentino. Patrono degli innamorati perché pare che, secondo la tradizione, durante la prigionia che precedette il martirio Valentino si fosse innamorato della figlia di un custode della prigione. Un’altra leggenda vuole che fu il primo a celebrare l’unione fra un legionario pagano e una giovane cristiana. Altra storia ancora quella che narra della sua capacità di riconciliare due innamorati portando loro una rosa.
Amare una donna, amare un uomo, amarsi: dopo anni e anni in cui in questo giorno si è festeggiato e si festeggia il Patrono degli Innamorati quale significato assumono tali espressioni? … lo dico e ammetto: scrivo ciò che sento, senza alcuna pretesa di generale condivisione; pertanto chi conosce il mio modo di pensare, e non lo approva, può già da adesso interrompere la lettura di questo pezzo.
Già nell’Eden era l’ Amore a rendere attraente Eva per Adamo, ma perché? L’Amore deriva da una necessità biologica di perpetuare la specie umana, è una strategia escogitata dalla Natura per attrarre individui di sesso diverso e unirli nella procreazione. In base a ciò l’atto d’amore è per sua stessa natura e finalità teso alla Vita; in base a tale assunto non ritengo “naturale” l’attrazione fra individui appartenenti allo stesso sesso, e rimane oggi più che mai rigorosa ed esatta l’espressione derivata dal Diritto Romano che bollava come “coniunctio contra naturam” talune forme di unione ! Lungi da me ogni forma di condanna e di omofobia, ma, per favore, non chiamiamolo Amore. Lo so, attrarrò su di me per questo gli strali di tanti benpensanti omologati, ma io sono fatto così.
Ma è giusto banalizzare il più diffuso dei sentimenti umani in tal modo, riducendolo solo e solamente ad un “ruffiano” particolarmente efficiente ed efficace nel compito assegnatogli dalla Natura? No perché, sgombrato il campo dagli equivoci di cui sopra, il vostro blogger ritiene che ciò che distingue l’attrazione istintiva tesa all’accoppiamento nelle specie animali, rispetto alla specie umana sono le emozioni. Gli uomini e le donne vivono e si innamorano, gli amori nascono e finiscono, ma le emozioni vissuti dai protagonisti di quegli amori rimangono, e ritornano ad affiorare nella mente a volte con casualità assoluta, richiamate nella memoria dall’osservazione di un particolare, dal ritorno in un luogo, dall’avvertire un profumo. E’ emozione la magia di un momento, la gioia di condividere una casa ed una vita, così come la nostalgia dello stare con una determinata persona, il rimpiangere una separazione.
E’ l’emozione la vera discriminante fra l’attrazione istintiva e l’Amore propriamente detto.

domenica 9 febbraio 2014

PICCOLE MERAVIGLIE IN UN INVERNO STRANO

… e menomale che ieri mattina sono uscito, ho approfittato di un sole che faceva capolino fra le nubi, tuta e scarpette e via: in campagna a camminare e correre. Intendiamoci… correre come può correre il vostro blogger scribacchiante, che le cinquanta primavere le ha superate da un pezzo. Stamattina invece la pioggia non da alcuna tregua e ci costringe ad una domenica casalinga, davanti al PC o alla TV; ieri era un’altra cosa, e chi sa apprezzare la poesia di un territorio ancora a misura d’uomo, avrebbe potuto avere ampia soddisfazione.
Sono partito da casa mia, ho percorso la frequentata arteria delle “pescare”, dalla quale mi sono spinto fino alle pendici del Monte Maggiore, località “quattu cupuni”. Qui è venuto il bello: la mattina “a sole alternato” seguiva una nottata con piogge continue ed intense, le vigne e gli oliveti la cui terra era già satura di acqua, mostravano qua e la affioramenti frequenti nei quali il sole si specchiava e poi si nascondeva, come usa fare una donna in vena di preziosità. Ai lati della strada, poi, la rete di fossi, disegnata nel corso dei secoli da una mano sapiente, dava il meglio di sé e dappertutto si vedevano e, soprattutto, si udivano piccoli salti d’acque e minuscole cascatelle; lo scorrere dell’acqua produceva quel suono armonioso e gaio che ognuno di noi apprezza in prossimità di una fontana, e l’armonia era continua perché il suono accompagnava il cammino, dove più forte e dove meno, per l’intera sua lunghezza. Dai quattu cupuni ai Mancini è stato tutto un susseguirsi di queste piccole/grandi meraviglie, offerte dalla Natura con generosità.
Oggi invece no: solo pioggia e vento freddo, scrosciate di acqua alternate a relativa calma, nel corso della quale la pioggia si riduce ma non si arresta. E’ veramente un inverno strano il nostro, niente freddo, nessuna gelata, poca neve sui monti in lontananza e situazioni, come quella appena descritta, che si ripetono con ossessività. Guai ai meteoropatici, in queste condizioni la sofferenza è massima, e guai a coloro che soffrono a rimanere in casa per periodi prolungati; che dire allora di quelli come me che soffrono contemporaneamente di meteoropatia e “claustrofobia casalinga”?