Gli episodi che espongono il territorio nazionale a dissesti e a volte, purtroppo, a lutti, divengono sempre più frequenti. L’attuale sciagura vissuta dal popolo sardo è un vero e proprio “diretto al volto” per ogni italiano; ed allora la domanda che mi sono posto come tecnico, persona impegnata nel “sociale” e, non ultimo, come genitore è la seguente: “ma Pietramelara è veramente al sicuro da simili eventi disastrosi?”.
Una risposta affrettata mi porterebbe a concludere che, tutto sommato, il nostro territorio è (idrogeologicamente) solido e, di conseguenza, al riparo da certe negatività. Ma… è proprio così?
L’analisi storico/statistica dell’ultimo secolo, ci racconta che eventi idrogeologici effettivamente caratterizzati da negatività elevata sono mancati. L’osservazione del paesaggio circostante, d’altro canto, ci offre la meravigliosa visione del Monte Maggiore, uniformemente ricoperto di vegetazione, e si sa che una buona copertura vegetale è la migliore polizza assicurativa contro frane, alluvioni e colate di fango. La relativa vicinanza alla costa tirrenica , infine, ci pone al riparo da eventi piovosi estremi, caratterizzati da particolari durate ed intensità delle piogge.
Noi, tuttavia, che ci troviamo a gestire questa terra che ci ha generati, allevati e nutriti, abbiamo forti doveri di custodia nei suoi confronti; a termine del nostro ciclo essa deve essere consegnata ai posteri nelle condizioni in cui ce l’hanno lasciata i nostri predecessori! Ciò ci induce a non cullarci sugli allori di un passato benevolo, perché esso potrebbe essere anche solo legato ad una serie di circostanze positive. Non bisogna dimenticare poi che i suoli, specie quelli collinari e montani, si sono formati soprattutto dalle ceneri vulcaniche eruttate del Roccamonfina e trasportate dai venti, pertanto essi non si trovano in equilibrio stabile sullo strato calcareo sottostante, e potrebbero anche scivolare a valle in determinate condizioni (improbabili ma non impossibili).
Allora, ed il discorso si fa serio, bisogna studiare, programmare e gestire affinché la situazione permanga tranquilla e si mantenga nel solco che ha seguito sinora. Programmare e pianificare, si sa, non sono verbi usualmente coniugati dalle nostre parti ma … chi ha la responsabilità di amministrare deve cominciare a frenare la tendenza al consumo di suolo, specie in un paese, come il nostro, che da cinquant’anni a questa parte non cresce nella popolazione, ma è aumentato nella superficie e nel perimetro di almeno cinque volte (interi rioni vuoti e in ogni strada almeno un terzo delle case disabitate). Il disboscamento della pendice nord del Monte Maggiore deve essere contenuto al minimo, grande cura va riservata ai corsi d’acqua temporanei (fossi e valloni), degradati da qualche incosciente a comodi recipienti per rifiuti di ogni genere. La prevenzione del dissesto è anche diventata per qualcuno un buon pretesto per gestire appalti e conferire incarichi, come nel caso dell’ ormai arcinoto “ecomostro”, ma dubito “in scienza e coscienza” dell’effettiva utilità di quell’opera, sinora produttrice solo di fastidi; essa è ormai in cantiere da circa un triennio e si stenta ad intravederne il completamento.
Pianificare la prevenzione quindi, invertendo un consolidato metodo: solo così ci sentiremo veramente “al sicuro”.
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