Esattamente 129 anni or sono,
il 27 giugno 1894, avvenne qualcosa che doveva cambiare il cammino dell’uomo
sul nostro pianeta. A distanza di alcuni anni da analoghe invenzioni di
Nikolaus Otto, Gottlieb Daimbler, Eugenio Bersanti e Felice Matteucci, il
tedesco Karl Benz ottenne il brevetto per una sua versione del motore a
scoppio.
Il motore a scoppio - o più correttamente, a combustione interna - è una macchina che permette di trasformare l’energia chimica propria di una miscela tra l’aria e un combustibile in energia meccanica, resa poi disponibile per gli utilizzi più disparati. I combustibili utilizzati sono di norma composti da idrocarburi, come la benzina, il gasolio, il Gpl o il metano, mentre l’ossigeno presente nell’aria fa da comburente. Il definitivo sviluppo del progetto ci fu nel 1875 da Nikolaus August Otto (cfr. foto di copertina). Si tratta dunque un generatore di potenza meccanica che ha innumerevoli campi d’impiego, a partire dalla propulsione dei veicoli.
Il ventesimo secolo ha visto lo sviluppo delle macchine che si muovevano grazie ad un motore “a combustione interna”: automobili, mezzi di trasporto per le merci, macchine agricole, treni… tutto si muoveva grazie a questa geniale invenzione. L’evoluzione è stata intensa e rapida e in 129 anni ne abbiamo viste veramente di tutti i colori.
La meccanizzazione delle popolazioni, partita allora, nel 1894, ha avuto un picco dagli inizi degli anni ’60, con un progresso sempre maggiore. Certo, nei paesi occidentali, a volte si è esagerato anche perché le esigenze di mobilità sono diverse da punto a punto; se ad esempio in una metropoli dotata di uffici, scuole e servizi di trasporto, un’auto potrebbe rappresentare più un problema che un vantaggio (soprattutto per il parcheggio), in una realtà defilata come la nostra, l’auto resta un insostituibile legame con la società e chi non può permettersela è veramente tagliato fuori da ogni opportunità!
Da qualche anno è iniziato un inesorabile declino per il motore a scoppio, soprattutto perché è responsabile di una larga fetta dell’inquinamento atmosferico che soffriamo; inoltre le emissioni di anidrite carbonica e altri gas hanno contribuito ad innalzare il cosiddetto “effetto serra” che ci affligge soprattutto nelle estati calde. Per fargli fronte sono stati introdotti motori ibridi e/o a trazione completamente elettrica ma… siamo sicuri che la loro diffusione produrrà una diminuzione dell’inquinamento e dell’effetto serra? La produzione di energia elettrica, necessaria alle ricariche, avviene ancor ‘oggi con centrali termiche che sono le prime produttrici di inquinanti e gas serra; d’altronde il fotovoltaico e le rinnovabili in genere non sembrano sufficienti a risolvere il problema.
Per quanto ancora allora dovremo far ricorso alla vecchia cara benzina per muoverci? Non saprei, comunque sento di dover un atto di riconoscenza nei confronti degli inventori di cui ho parlato in apertura.
Il motore a scoppio - o più correttamente, a combustione interna - è una macchina che permette di trasformare l’energia chimica propria di una miscela tra l’aria e un combustibile in energia meccanica, resa poi disponibile per gli utilizzi più disparati. I combustibili utilizzati sono di norma composti da idrocarburi, come la benzina, il gasolio, il Gpl o il metano, mentre l’ossigeno presente nell’aria fa da comburente. Il definitivo sviluppo del progetto ci fu nel 1875 da Nikolaus August Otto (cfr. foto di copertina). Si tratta dunque un generatore di potenza meccanica che ha innumerevoli campi d’impiego, a partire dalla propulsione dei veicoli.
Il ventesimo secolo ha visto lo sviluppo delle macchine che si muovevano grazie ad un motore “a combustione interna”: automobili, mezzi di trasporto per le merci, macchine agricole, treni… tutto si muoveva grazie a questa geniale invenzione. L’evoluzione è stata intensa e rapida e in 129 anni ne abbiamo viste veramente di tutti i colori.
La meccanizzazione delle popolazioni, partita allora, nel 1894, ha avuto un picco dagli inizi degli anni ’60, con un progresso sempre maggiore. Certo, nei paesi occidentali, a volte si è esagerato anche perché le esigenze di mobilità sono diverse da punto a punto; se ad esempio in una metropoli dotata di uffici, scuole e servizi di trasporto, un’auto potrebbe rappresentare più un problema che un vantaggio (soprattutto per il parcheggio), in una realtà defilata come la nostra, l’auto resta un insostituibile legame con la società e chi non può permettersela è veramente tagliato fuori da ogni opportunità!
Da qualche anno è iniziato un inesorabile declino per il motore a scoppio, soprattutto perché è responsabile di una larga fetta dell’inquinamento atmosferico che soffriamo; inoltre le emissioni di anidrite carbonica e altri gas hanno contribuito ad innalzare il cosiddetto “effetto serra” che ci affligge soprattutto nelle estati calde. Per fargli fronte sono stati introdotti motori ibridi e/o a trazione completamente elettrica ma… siamo sicuri che la loro diffusione produrrà una diminuzione dell’inquinamento e dell’effetto serra? La produzione di energia elettrica, necessaria alle ricariche, avviene ancor ‘oggi con centrali termiche che sono le prime produttrici di inquinanti e gas serra; d’altronde il fotovoltaico e le rinnovabili in genere non sembrano sufficienti a risolvere il problema.
Per quanto ancora allora dovremo far ricorso alla vecchia cara benzina per muoverci? Non saprei, comunque sento di dover un atto di riconoscenza nei confronti degli inventori di cui ho parlato in apertura.
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