La notizia, passata tra
l’altro sui TG nazionali, è questa: per idea e impulso di Guillermo Mariotto, stilista, opinionista televisivo, nonché giudice un po’ saccente a “Ballando
con le stelle” (vedi foto) è stato realizzato a Roma un Presepe con la
forma e i colori dell’Italia visti dal cielo, comprese le sue bellissime isole:
19,52 metri di lunghezza per 14 metri di larghezza circondato dai mari. Un
presepe moderno, accolto dal Comune di Roma, questo esposto nella grande e
rinnovata Piazza Vittorio nel quartiere Esquilino, quartiere multietnico per
eccellenza. L’aspetto più singolare riguarda la partecipazione di bambini di
Italia e di Europa al grande Presepe con le loro “statuine robotizzate” che
somigli ad un robot ed essere portatrice di dote morale, un valore o una
virtu’! Il presepe che si evolve dalla classica tradizione, domestica e
natalizia, di rappresentazione della Natività, a spaccato e metafora del mondo
di oggi.
La memoria, che non mi difetta, mi ricorda che, ancora una volta, Pietramelara con le sue energie e risorse ha fatto da precursore molto tempo prima: circa quarant’anni fa!
Nato da un’originalissima idea del compianto Nunzio Marco Della Torre (vedi foto), in seno alle attività della Pro Loco, agli inizi degli anni ottanta, fu allestito infatti nella parte della piazza antistante il Bar De Nuccio, un Presepe con forte valenza simbolica e metaforica di quegli anni. Una rete metallica, a maglie larghe, sorreggeva un’istallazione verticale di plastica semitrasparente, e nel semi labirinto così formato si scorgevano, accanto alla scena della Natività, alcuni caratteri tipici della società del tempo, sotto forma di sagome lignee: tra l’altro un uomo armato di pistola (erano i tempi delle brigate rosse) e una ragazza nuda, nelle intenzioni dell’artefice una prostituta sfruttata dalla malavita. Tuttavia quella che doveva essere una bella serata di innovazione e condivisione, si trasformò per il caro Nunzio in una sorta di incubo natalizio: chiamati da qualche benpensante, intervennero i Carabinieri, che lo condussero in caserma per essere interrogato, addirittura con l’accusa di “apologia del terrorismo”, con il pretesto tra l’altro che la stella, presente in ogni presepe che si rispetti, in quel caso era un ulteriore richiamo alle Brigate Rosse e al loro simbolo, appunto una stella.
A cosa era dovuto tanto esagerato accanimento nei confronti di un’iniziativa, quella di modernizzare un Presepe, che ancora oggi, come riportato in apertura, ha ampia risonanza mediatica? Dall’idea che me ne sono fatta, in seno all’Amministrazione Sorbo, che vigeva, si era generata una fronda dissidente, iperattiva e smaniosa di conquistare il Comune, anche bruciando le tappe, e con ogni mezzo ritenuto opportuno. Nelle intenzioni dei vertici del gruppo consiliare che ne era derivato, la Pro Loco, allora presieduta da Gabbì Bassi, era considerata un utilissimo strumento in grado favorire tale conquista. Una Pro Loco addomesticata avrebbe conferito visibilità e spazi di manovra, che altrimenti sarebbero mancati. L’occasione del Presepe “modernizzato” fu ghiotta: bastò aizzare qualche adepto particolarmente tifoso e il gioco riuscì, anche perché, per le conseguenze che ne derivarono, di lì a poco il direttivo Pro Loco si dimise. Per Nunzio uno strascico durato qualche anno, per fortuna risolto nel migliore dei modi.
La memoria, che non mi difetta, mi ricorda che, ancora una volta, Pietramelara con le sue energie e risorse ha fatto da precursore molto tempo prima: circa quarant’anni fa!
Nato da un’originalissima idea del compianto Nunzio Marco Della Torre (vedi foto), in seno alle attività della Pro Loco, agli inizi degli anni ottanta, fu allestito infatti nella parte della piazza antistante il Bar De Nuccio, un Presepe con forte valenza simbolica e metaforica di quegli anni. Una rete metallica, a maglie larghe, sorreggeva un’istallazione verticale di plastica semitrasparente, e nel semi labirinto così formato si scorgevano, accanto alla scena della Natività, alcuni caratteri tipici della società del tempo, sotto forma di sagome lignee: tra l’altro un uomo armato di pistola (erano i tempi delle brigate rosse) e una ragazza nuda, nelle intenzioni dell’artefice una prostituta sfruttata dalla malavita. Tuttavia quella che doveva essere una bella serata di innovazione e condivisione, si trasformò per il caro Nunzio in una sorta di incubo natalizio: chiamati da qualche benpensante, intervennero i Carabinieri, che lo condussero in caserma per essere interrogato, addirittura con l’accusa di “apologia del terrorismo”, con il pretesto tra l’altro che la stella, presente in ogni presepe che si rispetti, in quel caso era un ulteriore richiamo alle Brigate Rosse e al loro simbolo, appunto una stella.
A cosa era dovuto tanto esagerato accanimento nei confronti di un’iniziativa, quella di modernizzare un Presepe, che ancora oggi, come riportato in apertura, ha ampia risonanza mediatica? Dall’idea che me ne sono fatta, in seno all’Amministrazione Sorbo, che vigeva, si era generata una fronda dissidente, iperattiva e smaniosa di conquistare il Comune, anche bruciando le tappe, e con ogni mezzo ritenuto opportuno. Nelle intenzioni dei vertici del gruppo consiliare che ne era derivato, la Pro Loco, allora presieduta da Gabbì Bassi, era considerata un utilissimo strumento in grado favorire tale conquista. Una Pro Loco addomesticata avrebbe conferito visibilità e spazi di manovra, che altrimenti sarebbero mancati. L’occasione del Presepe “modernizzato” fu ghiotta: bastò aizzare qualche adepto particolarmente tifoso e il gioco riuscì, anche perché, per le conseguenze che ne derivarono, di lì a poco il direttivo Pro Loco si dimise. Per Nunzio uno strascico durato qualche anno, per fortuna risolto nel migliore dei modi.