Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

martedì 30 giugno 2015

LA COPERTA ED IL BALCONE

Nei racconti della mia vecchia zia, ormai ultranovantenne, ma dalla mente e dalla memoria più che lucida, ricorre spesso uno legato ai suoi ricordi di guerra. Si tratta di un fatto che è molto esemplificativo di come siano e come pensino i pietramelaresi. Il fatto è questo: la fine dell’estate 1943 aveva indotto l’Italia all’armistizio, e conseguentemente le truppe tedesche divennero all’improvviso, da alleati, nemici ed invasori; lo sbarco in Sicilia e poi quello a Salerno degli Angloamericani provocò la ritirata dei tedeschi dall’Italia meridionale, durante la quale essi si abbandonarono a saccheggi, rappresaglie e rastrellamenti di uomini validi da deportare in Germania. L’autunno stava per iniziare e, data la situazione, la popolazione civile inerme abbandonò il paese e, come poteva, si ritirò sulle alture circostanti, avendo cura di nascondere gli uomini più validi nei rigogliosi boschi del Monte Maggiore; qualcuno di essi doveva pur riunirsi alla famiglia, trovare qualcosa da mangiare e da bere, cambiare qualche povero indumento, pertanto periodicamente usciva dal perimetro del bosco e ritrovava gli affetti in qualche “cesa” (piccolo appezzamento coltivato in montagna, ndr), in un pagliaio, o in una vecchia masseria; ma ciò era possibile solo se i tedeschi erano altrove, se essi pattugliavano la zona era prudente restare nascosti tra macchie, alberi e cespugli. Si determinò così l’esigenza di conoscere a distanza se costoro erano in zona oppure no; la necessaria comunicazione di tale notizia fu stabilita ricorrendo ad uno stratagemma semplice ma estremamente efficace: vi era proprio ai piedi della montagna, una antica masseria (ancora esistente) abitata da un uomo chiamato zì Beniamino, dotato come ogni altro contadino di saggezza e furbizia, costui stabilì e fece sapere che quando i tedeschi erano in zona avrebbe steso una coperta colorata al balcone principale della masseria, ben visibile da vari punti del bosco, quando invece dal balcone non pendeva nulla, voleva dire che i tedeschi si trovavano altrove. Con la coperta stesa al balcone allora si rimaneva nel bosco, con la coperta ritirata via libera, si poteva ritrovare la famiglia. La cosa si diffuse a tal punto che anche terminati gli eventi bellici, quella masseria in contrada Grasciano assunse il nome di “massarìa ‘ra cuperta”.
Quante vite siano state risparmiate, quante deportazioni evitate non ci è dato di sapere: rimane comunque ancora vivo nella memoria collettiva del popolo pietramelarese una storia che sa di furbizia, solidarietà umana e saggezza contadina.

2 commenti:

  1. Queste storie chiariscono a pieno l'atmosfera pericolosa e carica di paura che, per un lungo periodo, ha regnato nelle nostre zone .

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