Viaggiando, viaggiando fra l’attuale galassia e quella del passato prossimo (vedi su questo blog “Due galassie” , 30 ottobre 2011), la fantastica astronave della memoria potrebbe anche far tappa sul pianeta “Giochi”.
Soffermandomi a considerare nella mente, oggi, bambini, adolescenti e giovani (ma anche qualche adulto) concentrati all’inverosimile su uno smartphone o una play station, dal finestrino dell’astronave e dal mio punto di vista, non potrei fare a meno di osservare quanto più aggreganti e divertenti fossero i nostri giochi, quelli a cui abbiamo giocato in interminabili e bellissimi pomeriggi, con il sole ancora alto nel cielo o, appena finito un temporale, come rischizzati in strada, oppure ancora “fore Sant’Austinu” (in Piazza Sant’Agostino), aspettando l’orario del catechismo, da noi detto “ ’a luttrina” (dottrina).
Praticati in strada, dicevo, su una piccola piazza o ai margini di un campo coltivato i giochi di allora non erano mai solitari: si andava dalla “campagnella” al “padrone del marciapiede” , dalla “bandierina” (ruba bandiera) al “ciucciu ‘nterra” , e così via. Essi esaltavano, appunto la funzione aggregante del gioco, cosa che, con l’evoluzione sociale e la massiccia introduzione dell’elettronica nelle attività ludiche, è andata definitivamente perduta. Ma, non solo … impegnavano fortemente la mente ed il corpo e non solo i polpastrelli! In altre parole la faceva da padrone quel connubio di fisicità, esperienza e intelligenza che si profondeva nel gioco, come nel citato “ciucciu ‘nterra” (VEDI FOTO), in cui veniva esaltata la capacità di resistere (al peso) di chi stava “sotto” e l’abilità nel saltare di chi era sopra; o anche e la fisicità insieme alla memoria come nell’ ormai quasi del tutto dimenticato “ a chi è primu è primu monta” consistente nel dover saltare i compagni “alla cavallina” e mentre si saltava recitare anche una breve filastrocca e, mentre si procedeva nei livelli di gioco, il salto e la filastrocca divenivano via via più difficili; una sorta di metafora della vita, insomma!...che dire poi Il nascondino o “celariegliu”, fatto di capacità di nascondersi e mimetizzarsi e velocità nella corsa? …dei “quattro cantoni”, della “palla avvelenata” e della “palla prigioniera”?
Descrivere ora l’intero corpo di regole che i giocatori in erba si erano dati e tramandati oralmente per generazioni, sarebbe un esercizio impegnativo e, tutto sommato, poco gradito ai pregiati “quattro lettori” di questo “blog scribacchiato” ed anche , francamente, impossibile dato il tempo trascorso; rimane, però, una inguaribile (sigh) e struggente nostalgia per quelle ore trascorse insieme, per quelle sonore risate e per quei richiami imperiosi delle mamme a ritirarsi, quando il sole cominciava a calare.
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