Don Andrea, uomo pio, entrato in contatto con il Monastero Agostiniano di Santa Maria della Carità, attuale sede municipale, contrattò con il priore del tempo la cessione della Cappella della Beata Vergine della Consolazione che, come si apprende dal rogito notarile stipulato dal Notaio Cesare Papa, conteneva il sepolcro del Servo di Dio Nicola Monforte, e non aveva benefici. In calce riporto la trascrizione dell’Atto datato 12 giugno 1729 (il documento fa parte dell’Archivio Storico della Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino, emerso grazie a Don Paolo e Lello Amendola; cfr. immagine di copertina).
Forte il legame ed il culto degli Agostiniani nei confronti della Beata Vergine della Consolazione, infatti ad essa era intitolata una confraternita esistente nella chiesa di San Giacomo Maggiore a Bologna. Con il tempo, la società di Sant'Agostino, venne posta sotto il titolo e il patrocinio della Madre della Consolazione. Esiste una leggenda sul significato mariano dell'abito agostiniano e della lunga cintura che ne è la parte principale: dopo la morte del marito Patrizio, Santa Monica avrebbe chiesto alla Vergine come si fosse vestita dopo la morte di San Giuseppe e Maria le sarebbe apparsa segnalandole l'abito nero, che fu poi adottato anche da Sant'Agostino e trasmesso ai suoi figli spirituali.
Dove si trovava la Cappella, oggetto del rogito? … con ogni probabilità si tratta di quella che oggi costituisce l’ingresso secondario della Chiesa su Via Roma, e dove oggi vi è la porta che dà sulla navata, doveva esserci un piccolo altare contenente il sepolcro del Monforte. D’altronde alla madre di costui, Giovanna da Celano, la tradizione attribuisce la fondazione nel quattrocento del Monastero stesso. Un legame a “doppio filo” fra gli agostiniani e i Monforte, quindi. L’atto detta le condizioni per la cessione: cura del decoro della Cappella da parte del donatario, messa disposizione dei monaci e assegnazione dei frutti derivanti da un fondo sito in località La Tenda (nei pressi della lottizzazione Aprovitola, ndr), dell’estensione di circa sei moggia, cessione di un reliquiario ai monaci, che verrà esposto a discrezione del Priore. I monaci infine si riservarono il pieno dominio sul sepolcro del Monforte.
Un’ottantina di anni dopo la stipula, in epoca murattiana, vi fu la prima espropriazione di beni ecclesiastici da parte dello Stato; dagli archivi diocesani emerge che gli Agostiniani abbiano lasciato il Monastero prima che venisse formalizzato l’esproprio, in seguito la Chiesa venne concessa dal Comune alla Congregazione “Ave Gratia Plena”, ancora esistente. Poco prima dell’Unità d’Italia, al passaggio dei garibaldini, la chiesa fu occupata da costoro ed utilizzata quale temporaneo accampamento, nel 1863 in cui ci fu un crollo parziale della volta. Le varie vicissitudini storiche annotate ci portano a pensare che il degrado e l’abbandono indussero l’attuale aspetto della Cappella, destinata, forse col tempo, a ingresso secondario della Chiesa, peraltro oggi poco utilizzato.
Bibliografia: atto rogato dal Notaio Cesare Papa, 12 giugno
1729; Registro n. 1 della Parrocchia dei Santi Martino e Donato (1753-1771);
Diario del Canonico Vincenzo de Ponte (1854-1874)
TRASCRIZIONE DELL'ATTO:
Nel giorno dodici del mese di giugno millesettecento
ventinove in Pietramelara
Costituiti in nostra presenza gli infrascritti Rev. Padre
Priore, e Padre Vicario del Monastero di Santa Maria della Carità di questa
Terra di Pietramelara dell’Ordine dei Padri Agostiniani della Congregazione di
San Giovanni a Carbonara, Rev. Padre Giovanni Guglielmo Russo Priore, R.P.
Petanio Rinaldi, e R. Padre Giovan Battista (illeggibile) insieme convocati,
del capitolo della Congregazione (illeggibile) parte maggiore e più anziana di
detto monastero, (continua in modo illeggibile con varie abbreviazioni di gergo
notarile del tempo), agenti prioritariamente in proprio e in altrui interesse e
con licenza ottenuta del Reverendo Padre Vicario della congregazione come
dichiarato dagli stessi, da una parte.
Il signor Don Andrea Montanari, patrizio di Stabia (Castellammare di Stabia, ndr), agente prioritariamente in proprio e in altrui interesse, unitamente in sodalizio con (Assunta Raia, consorte?), suoi servi e successori
(Premesso che) I Rev. Padri sopra nominati (illeggibile)
nella loro Chiesa (vi è) una Cappella sotto il titolo della B. Vergine della
Consolazione, trovarono vicino all’Altare Maggiore il corpo del Servo di Dio
Nicola Monforte , la quale Cappella sta senza alcun beneficio, il Sig. D.
Andrea per la gran devozione che il medesimo tiene verso la B. Vergine, essi
Rev. Padri (illeggibile) la cedono e rinunciano in vantaggio nel Sig. Don
Andrea , suoi servi e suoi successori, con l’impegno (di tenerla) allo stesso
modo e stessa forma che si ritrova; a patto che sia tenuto detto Don Andrea, i
suoi servi e successori a provvedere a tutti quegli ornamenti dovuti, necessari
ed opportuni e in caso al contrario può farne esso Sig. Don Andrea del
mantenimento e ornamento così dei candelieri, dei fiori, giarre e tovaglie
d’altare e altro bisognevole, e assegna
per essi ai Rev. Padri citati e convenuti come sopra i frutti di un suo fondo
di moggia sei circa sito in questa terra nel luogo detto La Tenda confinante
con (beni di) detto Monastero, con beni parrocchiali di San Nicola di bari ed
altri terreni. Dichiarano essi Rev. Padri che intendono cedere in beneficio del
Sig. Don Andrea, suoi servi e successori ed in infinito la sepoltura esistente
accanto la sopracitata cappella ceduta sopra alla quale e anche di appresso sia
lecito al Sig. Don Andrea porre (illeggibile) con espressa dichiarazione e patto che
detta concessione (illeggibile) il corpo del Servo di Dio Nicola Monforte, ((illeggibile) e tutte le
statuette in ((illeggibile) restino in pieno dominio del Monastero e dei Reverendi Padri
In compenso esso Don Andrea, a che per atto di gratitudine
che tiene verso il Monastero e i Reverendi Padri cede e dona un reliquiario e
molte reliquie e con pietà e (illeggibile) verso il Monastero e i suoi Reverendi Padri si
possa quello esporre ad elezione ed arbitrio del Padre Priore pro tempore del
Monastero; e nel caso che Don Andrea, suoi servi e successori per sua e loro
devozione intendano fare feste nell’anno, si permette loro di esporre dette
reliquie. Siano i Rev. Padri tenuti ed obbligati, come promettono, di esporre
quelle nella suddetta Cappella per conto di esso Don Adrea, dei suoi servi e
successori.