Scribacchiando per me

Scribacchiando per me
il blog di un pietramelarese

mercoledì 23 novembre 2022

UNA TAUNUS PER AMBULANZA

 

La nostra natura di cittadini del XXI secolo ci porta a immaginare e volere ogni aspetto del vivere civile in maniera più che perfetta! Se pensiamo al sistema di tutela della salute nel nostro territorio, ad esempio, vorremmo un ospedale a pochi passi dalla nostra abitazione, una guardia medica pronta ad intervenire in tempo reale, ambulanze con medici a bordo e così via. Aspirazioni giuste e legittime, per carità, anche perché tali servizi pubblici vengono pagati da noi stessi, mediante “trattenute alla fonte” in busta paga; tuttavia se andiamo a qualche tempo fa, anni ’50 e ’60, dobbiamo renderci conto di quanto la situazione sia mutata, ed in meglio!
Attingendo alle risorse della memoria, non posso che citare i nomi dei dottori Salvati, Adipietro, D’Alessandro (ron Biaginu, ron F’lippu e ronn’Eliu, perché ai medici spettava il don a prescindere dalla discendenza nobile), solo per citarne qualcuno, professionisti che hanno lasciato un’impronta nella memoria collettiva per l’abnegazione, la professionalità, l’aggiornamento costante e la deontologia. La siringara Vicenza, a cui ho dedicato un’intera pagina su questo blog scribacchiato, Zi Luigella la levatrice, la struttura ospedaliera di Roccaromana (vedi foto), ad appena tre chilometri da noi, luogo di medicina e di chirurgia, anche a volte complessa, ed oggi chiusa ed abbandonata, con le memorabili suore che fungevano anche da infermiere. Cose del passato che sopravvivono nella memoria di chi le ricorda, ed esprime sentimenti di gratitudine, per una sanità efficiente per quel che poteva, ma sempre dal volto umano.
I laboratori di analisi erano rari e distavano decine di chilometri, così come le strutture in cui poter fare una radiografia.
Vi erano poi, in tale quadro di “sanità rurale”, alcune note di colore che non posso e non voglio trascurare. Le ambulanze erano vaghe immagini, viste solo alla TV o al cinema; va detto che la prima fu donata all’Ospedale di Roccaromana nei primi anni ’70 e prima, se qualcuno, in condizioni cliniche urgenti, doveva essere ricoverato in ospedale, vi era in paese un’ampia autovettura, una Ford Taunus familiare di colore bianco (vedi foto di copertina, una vettura che ricordava da vicino un’ambulanza), normalmente utilizzata per attività commerciali che, all’occorrenza, veniva destinata a tale scopo, reclinando il divano posteriore e ponendo sull’ampio pianale un materasso che fungeva da lettiga. Era di proprietà della famiglia Lombardo che vendeva abiti e tessuti in piazza San Rocco, e costoro la mettevano volentieri a disposizione di chiunque ne avesse avuto bisogno, autista compreso, secondo un sistema di solidarietà allora diffuso.
Quando un malcapitato veniva colpito da ictus, o altre patologie repentine, costui veniva accompagnato dal medico seduto su una sedia retta dai soccorritori, e chi aveva organizzato il soccorso si premurava di ammonire severamente i curiosi che accorrevano, con espressioni del tipo “Levateve, levateve, facetegli piglià aria” (spostatevi e fatelo respirare): era un rituale a cui ho potuto assistere in più di un’occasione.
Come dicevo nel preambolo si può anche sorridere di queste cose, tuttavia sottolineo che nel frattempo molto è cambiato, sicuramente in positivo, anche se c’è ancora tanto da fare. 
 

sabato 19 novembre 2022

EMIGRAZIONE

 

Emigrazione: affetti interrotti, famiglie dissolte, a volte per sempre, difficoltà di adattamento a condizioni di vita peggiori rispetto ai luoghi natii, tra popoli e nazioni di tradizioni, valori e tendenze raramente comprensibili. E’ questo il fenomeno generatosi 160 anni or sono e, purtroppo, ancora avvertibile anche se con sfumature diverse.
Appena concluso il processo unitario, fra il 1880 e il 1915 approdarono negli Stati Uniti quattro milioni di italiani, circa il settanta per cento proveniva dal Meridione. Le motivazioni che spinsero ad emigrare furono molteplici.
Va detto in primo luogo che le popolazioni del Meridione, dissanguate dal potere ancora di stampo feudale, non ebbero altra alternativa che migrare in massa. Il sistema feudale permetteva che la proprietà terriera ereditaria determinasse il potere politico ed economico, lo status sociale, di ogni individuo. In questo modo, le classi povere non ebbero praticamente alcuna possibilità di migliorare la propria condizione. L’unità non aveva fatto altro che confermare quegli antichi privilegi e, in base alla vendita all’asta della proprietà pubblica ed ecclesiastica, acquistata per poche lire da affaristi senza scrupoli, le pretese di tali parvenu nei confronti di chi lavorava la terra si erano fatte ben più esose. Niente a che vedere con le promesse garibaldine durante l’impresa dei mille che, per assicurarsi consensi, dicevano che la terra sarebbe andata a chi la lavorava. A ciò si aggiunga che l’imposizione del servizio militare obbligatorio, con ferma di due anni, privava le campagne e gli ordinamenti più intensivi del tempo, vigne ed orti, di forza lavoro indispensabile.
Infine durante l'invasione piemontese del Regno delle due Sicilie, i macchinari delle fabbriche, furono portati al Nord dove in seguito sorsero le industrie del Piemonte, della Lombardia e della Liguria.
Una crisi economica generalizzata del meridione, quindi, ma anche la possibilità di viaggi molto più rapidi, rispetto al passato, indussero quell’onda migratoria, a cui tra l’altro prese parte anche mio nonno che lavorò per ben trent’anni negli USA come carpentiere.  
Purtroppo l’emigrazione ancora non è terminata… dal secondo dopoguerra in poi essa si è spostata verso la Svizzera, la Germania, il Belgio e la Francia. Le valigie di cartone richiuse con lo spago, il simbolo più ricorrente della speranza di un futuro migliore (cfr. foto di copertina). Ai tempi della scuola tanti miei compagni vivevano dai nonni, aspettando il Natale o l’estate per rivedere i genitori, oppure magari trascorrere insieme a loro uno dei mesi estivi presso i luoghi di lavoro. Essi scendevano per lo più dai gradini del borgo per recarsi a scuola, in quelle case oggi abbandonate. Le rimesse degli emigrati hanno favorito la costruzione della nuova Pietramelara, non a caso denominata “quartiere svizzero”. Emigrazione, tuttavia in qualche caso, causa anche di un miglioramento culturale, ad esempio con l’apprendimento di mestieri e tecniche che da noi non sarebbe stato possibile, e con la conoscenza di popoli e luoghi, che comporta apertura mentale ed interessi diversificati.
Oggi che ci siamo trasformati in paese di immigrazione, a volte dimentichiamo le disavventure e le traversie subite da emigrati, individuando in chi è più povero in assoluto la cause delle nostre attuali difficoltà.